«LETTURE CRITICHE DEL TEMPO PRESENTE»

per informazioni e iscrizioni: angelomicheleimbriani62@gmail.com

Quali che siano le nostre possibilità di vincere questa battaglia di libertà, abbiamo comunque il dovere di salvare la cultura, intesa in senso autentico, come capacità di leggere criticamente la realtà e di smascherare le mistificazioni del potere.

Dal mese di gennaio, sto proponendo un percorso strutturato su una serie di videolezioni/videoinchieste e fondato su una ricerca che vuole andare alle radici del mutamento epocale che stiamo drammaticamente vivendo e che sta mettendo a rischio diritti e libertà che ritenevamo ormai garantiti. L’idea parte da una constatazione: mentre le oligarchie globaliste stanno analizzando e studiando seriamente l’attuale epoca storica, per governare a proprio vantaggio il corso degli eventi, manca quasi sempre in chi si oppone ad esse o pensa di farlo e che rischia di precipitare tra i “perdenti”, o già è tra questi, una analisi altrettanto lucida e seria. Ci si adagia, invece, in sommarie e spesso rozze semplificazioni e in illusorie e comode aspettative di liberazione. Per cercare veramente di costruire una alternativa dovremmo essere all’altezza della sfida anche e soprattutto culturale che ci ha lanciata dalle élite e dovremmo compensare il nostro deficit di potere nei loro confronti innanzitutto con un surplus di cultura (hanno fatto sempre così le minoranze o maggioranze oppresse per non farsi travolgere dal potere e per cercare, se possibile, di rovesciare i rapporti di forza). È proprio questo il senso del percorso che sto proponendo.

Il percorso si articola in cicli tematici (ne propongo uno al mese) composti da tre video. Questi i temi finora trattati (si possono richiedere anche singoli cicli):

PRIMO CICLO: LIBERTA’ E DEMOCRAZIA

SECONDO CICLO: IL RISCHIO TOTALITARIO E LA DEGENERAZIONE DELLA DEMOCRAZIA

TERZO CICLO: IL GREAT RESET: FINESTRA DI OPPORTUNITA’ O INCUBO DISTOPICO?

QUARTO CICLO: L’IDEOLOGIA DELLE ELITE GLOBALISTE

QUINTO CICLO: IL DISPOTISMO BIOPOLITICO

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Qui di seguito, trovate maggiori informazioni sulle tematiche.

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PRIMO CICLO: LIBERTA’ E DEMOCRAZIA

leggi l’articolo di presentazione del ciclo

guarda il video di presentazione del ciclo

SECONDO CICLO: IL RISCHIO TOTALITARIO E LA DEGENERAZIONE DELLA DEMOCRAZIA

In questo ciclo cerchiamo di capire, per dirla senza mezze misure, come in un paese democratico possano essere limitate e compresse le fondamentali libertà del cittadino e violati diritti costituzionalmente garantiti, come la democrazia possa ridursi a facciata e a maschera, a democrazia cosmetica, e la Costituzione possa essere svuotata della sua essenza. Il tema delle videolezioni è quindi: IL RISCHIO TOTALITARIO: COME LA DEMOCRAZIA PUO’ DEGENERARE IN TOTALITARISMO. Nella prima lezione parliamo degli studi ormai classici sui grandi totalitarismi del Novecento e, appunto, sul pericolo totalitario nelle stesse società democratiche, nelle società industriali avanzate. Nella seconda lezione, dopo aver individuato nel “consenso” al totalitarismo il problema cruciale, esaminiamo i tipici meccanismi e le tipiche dinamiche, anche di carattere psicologico che formano la “personalità autoritaria”, ossia l’uomo che simpatizza per questi regimi, anche qui riferendoci a una vasta letteratura esistente. Nella terza lezione, infine, arriviamo al punto decisivo: siamo forse oggi in presenza di un nuovo tipo di totalitarismo? È questa una minaccia reale o addirittura una realtà già incombente?  E quali sono le analogie eventuali di questo nuovo totalitarismo con quelli novecenteschi e quali invece gli elementi nuovi e originali?

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TERZO CICLO: IL GREAT RESET: FINESTRA DI OPPORTUNITA’ O INCUBO DISTOPICO?

Chi è veramente Schwab? che cosa è e che cosa fa il Wef? Che mondo é o sarebbe quello del Great Reset? Cerchiamo di capirlo, senza pregiudizi, rifuggendo sia dalle letture ingenue che da quelle riduttive e semplificatrici. Analizziamo origini e storia del Wef, la sua struttura, i soggetti che ne fanno parte, i loro nomi, i settori strategici in cui vengono chiamati ad agire e, infine, il progetto del Great Reset, come è delineato nel saggio di Schwab e come si può criticamente interpretare. Per decidere, atteso che, come dice Schwab, siamo certamente a un drammatico crocevia della storia, se la strada indicata da lui e dal Wef sia quella giusta, o sia quella che bisogna assolutamente evitare.

Dopo il primo video che ricostruisce criticamente la storia del Wef, il secondo nee analizza struttura, attività e componenti. Per componenti si intendono sia i grandi gruppi economici, “partner strategici” del Wef – il loro elenco è un significativo quadro del “capitalismo vincente” – sia gli uomini che sono stati “allevati” nella scuderia di Schwab e poi disseminati nel mondo nei vari paesi e nei diversi settori strategici, costituendo una enorme tela del ragno o una piovra con innumerevoli tentacoli. Sono i cosiddetti “global leader” e con una ricerca negli archivi del Wef e su altre fonti (sul sito troviamo infatti solo gli “Young global leaders” dal 2016 ad oggi, ma il progetto è incominciato nel 1992) ho potuto stilarne un elenco molto significativo, che va ben oltre i nomi che già circolano e che, tra l’altro, include anche alcuni importanti nomi italiani, di cui mai si parla come di personaggi formati a Davos prima delle loro brillanti fortune manageriali o politiche. Uno in particolare è proprio un “nome-bomba”.

Nel terzo video, dopo un cenno alla carriera politica del più importante tra i Davos boys italiani (gli Young global leader) che farà forse felici i “complottisti”, si introduce il tema che verrà poi adeguatamente sviluppato e approfondito nel ciclo successivo: la visione del “mondo nuovo” (Huxley?), il progetto, l’ideologia del Wef, o, se preferite, delle élites globaliste. In questa introduzione, individuiamo già un punto fondamentale: è un progetto che parte da una lucida e anche corretta analisi della realtà attuale, comprendendo che essa segna la fine della crescita (e, pertanto, sia del keynesismo che del cosiddetto neoliberismo) e lancia la sfida di una radicale ristrutturazione del capitalismo – che diviene una radicale ristrutturazione della società, il “Great Reset” appunto – per adeguarlo alle nuove condizioni. Ciò che viene taciuto, e che ha dirompenti implicazioni, e che questo neocapitalismo senza crescita ci porta dentro un gioco a somma zero, dove ci sono e ci saranno vincenti e perdenti, e i primi saranno sempre più vincenti e gli altri sempre più perdenti.

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QUARTO CICLO: L’IDEOLOGIA DELLE ELITE GLOBALISTE

Il quarto ciclo è l’ideale continuazione del terzo. Fondandosi su fonti pubbliche, pubblicate e pubblicizzate (non c’è nessun piano segreto da andare a cercare: basta e avanza ciò che è ampiamente documentabile), si ricostruisce il disegno lucidissimo e pericolosissimo delle oligarchie globaliste dominanti, che, prendendo atto della fine della età della crescita economica, intendono operare una radicale ristrutturazione del sistema economico capitalistico. Una ristrutturazione che comporterà anche uno sconvolgimento sociale e della stessa vita umana, per disegnare una “società a somma zero”, nella quale, dietro le varie maschere “green” e “social” e i presunti intenti filantropici, i vincenti saranno ancora più vincenti e i perdenti – non solo individui, ma intere categorie (ceti medi e classi lavoratrici) e nazioni (l’Italia, ad esempio) – saranno ancora più perdenti, in uno scenario di totalitarismo tecnologico che rischia di ridurre le persone ad automi.

Il primo video affronta due temi essenziali, strettamente intrecciati tra loro e in entrambi i casi con una rapida ricostruzione storica: la deriva dell’ambientalismo da movimento di contestazione del sistema a ideologia funzionale al sistema stesso; la fine della crescita, sia in conseguenza della globalizzazione e della integrazione dei mercati, sia per l’oggettiva insostenibilità di una crescita infinita in un pianeta con risorse necessariamente limitate ed esauribili. All’incrocio di entrambe le storie troviamo, come al solito, il Wef e, in particolare uno dei suoi primi e più importanti sponsor e partner: il club di Roma.

Da questa storia bisogna capire per comprendere pienamente il il progetto e la visione delle elites globaliste e nel secondo video lo facciamo attraverso una attenta lettura critica del testo che ne è una sorta di manifesto programmatico e ideologico – The Great Reset di Schwab – purtroppo molto spesso evocato, ma molto poco conosciuto (forse anche perchè non ne esiste una traduzione italiana). Il Great Reset delineato da Schwab ha poco o nulla a che fare, ad esempio, con ciò che si definisce solitamente “neoliberismo”. Si parte dall’assunto secondo cui l’era post-pandemica sarà caratterizzata da una crescita molto bassa o addirittura nulla e, come si diceva, la società sarà sempre più chiaramente quella che nelle teorie dei giochi si definirebbe una “società a somma zero”, dove non ci sono più ricchezze in eccesso da redistribuire e ci dovranno essere necessariamente vincenti e perdenti. Schwab individua il pericolo, dal punto di vista delle classe dirigenti e dei poteri dominanti: l’insorgenza sociale, i prevedibili disordini dovuti a disoccupazione, lavoro precario e a bassa retribuzione, carenza di reddito, di assistenza sociale e sanitaria, di prospettive per il futuro. Andrebbe quindi completamente ristrutturato a suo avviso il “patto sociale”, secondo linee di crescente interventismo statale, ove il “big government” si sposerebbe perfettamente con il nuovo capitalismo degli stakeholders e con le cosiddette strategie ESG. Una prospettiva di “governance” che sembrerebbe quasi neo-keynesiana se non fosse che le condizioni odierne non sono più quelle della società della crescita e dell’economia fordista, ma quelle della già citata “società a somma zero” e della quarta rivoluzione industriale. Le conseguenze e le implicazioni di questa politica sono e saranno dunque dirompenti e completamente diverse ed anche opposte rispetto a quelle che si verificarono dopo la Seconda guerra mondiale.

Nel terzo video ci occupiamo dell’aspetto più inquietante del Great Reset, il suo “cuore di tenebra”: lo spettro di un mondo transumano fondato su un totalitarismo tecnologico. Un fantasma evocato dallo stesso Schwab (sempre malamente citato e poco realmente letto) e che nasce dal micidiale corto circuito dato dall’unione del “big government” su scala globale (“governance globale”) con le tecnologie della Quarta rivoluzione industriale (le IA, l'”internet delle cose”, il 5G) e con un potere che è sempre più biopolitico. Un potere esercitato su uomini trasformati in device perennemente connessi ad altri device, in un flusso continuo di informazioni, dati, input e output, anche sensoriali e fisiologici. La “transizione digitale” rischia così di trasformarsi nel più terribile sistema di controllo e di assoggettamento degli uomini. Da notare la lunga citazione che Schwab dedica all’uomo che è il suo principale mentore e che è forse il vero cervello del Great Reset: Yuval Harari. I titoli dei suoi best seller, apertamente blasfemi (“Homo Deus. Breve storia del futuro”; “Sapiens, da animali a dei. Breve storia dell’umanità”) delineano, come dicono spesso i recensori, “i sogni e gli incubi del XXI secolo”. Si tratta purtroppo non di semplici scenari letterari utopici o distopici e neanche di complotti segreti, ma di progetti che i più formidabili poteri mondiali stanno portando avanti e che possono essere i sogni di pochissimi e gli incubi di tutti gli altri.

QUINTO CICLO: IL DISPOTISMO BIOPOLITICO

Il percorso parte da un singolo episodio storico, significativo, istruttivo, ma completamente dimenticato: la “rivolta” di Leicester del 1885 contro la vaccinazione obbligatoria per il vaiolo e l’inizio del “modello Leicester” di prevenzione alternativa delle malattie infettive. Si passa poi a ricostruire il contesto di questo episodio storico: il dibattito ottocentesco tra “contagionisti” e “anticontagionisti”. I primi, contestando la teoria del contagio nella diffusione delle malattie infettive, potrebbero sembrare ancora legati a superstizioni “medioevali”. In realtà, per gran parte del XIX secolo, erano loro i più “ortodossi”, scientificamente parlando e, soprattutto, nella loro squadra c’erano i liberali che contestavano lo strumento – questo sì medioevale – delle quarantene, al contrario dei sostenitori dei contagionisti – burocrazia, esercito e medici inquadrati nell’una e nell’altro – che invece erano legati proprio a questi strumenti coercitivi. Anticontagionisti erano inoltre i ceti imprenditoriali e mercantili emergenti, insofferenti per misure di “lock down” (che differenza con i poteri economici attualmente dominanti!). La partita fu quindi a lungo incerta e alla fine fu decisa, non solo e non tanto per le scoperte della microbiologia, per gli esperimenti di Pasteur e Koch, che comportavano solo un adattamento delle teorie anticontagioniste e non ne inficiavano l’assunto centrale (le malattie si combattono soprattutto con una azione preventiva sull’ambiente e sugli stili di vita, ossia togliendo il terreno di sviluppo e di azione all’agente patogeno) ma perché venne “truccata”: l'”arbitro”, il potere politico, lo Stato, invase il campo e mise tutta la sua forza, la sua violenza, a favore di una squadra, sicché l’altra, la squadra perdente, fu condannata finanche alla “damnatio memoriae”.

E questo è il motivo per cui oggi noi non sappiamo più nulla di questa disputa ottocentesca, non conosciamo vicende come quelle di Leicester, ignoriamo le reali statistiche sul declino delle malattie infettive che mostrano come sia assai dubbia la correlazione con i vaccini. Ignoriamo aspetti centrali e tragici della storia della medicina, non solo il mutare del suo statuto (con la centralità del laboratorio rispetto al rapporto medico-paziente), non solo l’imporsi di un legame-dipendenza con il potere politico, ma la relazione che fu stabilita ad esempio negli USA tra l’obbligo vaccinale e la sterilizzazione forzata degli “anormali”: l’uno e l’altra venivano fatti risalire – sentenza della Corte Suprema – a un principio di eugenetica. E il nazismo allora era ancora un movimento politico marginale.

L’origine di tutto ciò che oggi accade dipende quindi in buona parte dall’esito di quello scontro ottocentesco e dall’indirizzo che politica e medicina – ormai inseparabili – hanno decisamente preso da allora. La stessa polemica ottocentesca, peraltro, si colloca in un contesto ancora più ampio e in una storia di più lunga durata, che è quella del progressivo configurarsi della politica e del potere, dal Settecento in avanti, come biopolitica e biopotere.

Pertanto, con il terzo video del ciclo incominciamo finalmente ad affrontare la questione che abbiamo più volte toccato o sfiorato nei cicli precedenti: la biopolitica.

Infatti: le libertà e i diritti fondamentali sono stati  attaccati e manomessi in nome di una presunta difesa del bene comune della salute fisica, per garantire una “immunità” (rivelatasi poi del tutto illusoria); il potere ha potuto scavalcare, esautorare, sospendere, “mettere in quarantena” l’architettura istituzionale della democrazia liberale, parlamentare e costituzionale e dello Stato di diritto in nome di una “emergenza sanitaria”; il vaccino è stato usato come strumento politico – in continuità del resto con tutta la storia precedente delle vaccinazioni di massa, storia rimossa o manipolata; gli strumenti tecnologici utilizzati dal governo, come il Green Pass, insistono direttamente sui corpi (il Green Pass si ottiene accettando un intervento sul proprio corpo o dimostrando una “guarigione”); lo scenario disegnato nel manifesto ideologico delle elites globaliste – il Great Reset – prevede una integrazione delle tecnologie della Quarta rivoluzione industriale – le Intelligenze artificiali – con i corpi umani; in questo progetto, il discrimine tra sano e malato e tra normale e anormale, già presente e utilizzato dal biopotere, si risolve in quello fra transumano e subumano, dove transumano diventerebbe chi accettasse interventi sul proprio corpo capaci di portare a una robotizzazione del genere umano , subumana, in quanto privata dei diritti elementari, sarebbe invece la condizione di chi si sottraesse a tali manipolazioni. Ora, tutto ciò individua una radicale trasformazione di quella cosa che siamo abituati a chiamare politica, nel senso appunto che essa diventa biopolitica.

Il termine, del resto, è sempre più ricorrente nella discussione pubblica, ma vi è molta superficialità e approssimazione nel suo uso. Ecco quindi una introduzione, che non pretende di essere esaustiva, ma vuole fare chiarezza almeno su alcuni punti basilari, per poter poi, nel prossimo ciclo, approfondire l’argomento a partire dagli studi di Foucault, che contengono formidabili chiavi di lettura del tempo attuale.