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Bibbia e teologia

SCINTILLE DIVINE: GNOSTICISMO E CRISTIANESIMO – SECONDA PARTE

La gnosi come salvezza

Qual è dunque la via di salvezza nello gnosticismo, quale è la soteriologia gnostica? La risposta breve sarebbe questa: la via di salvezza è proprio la gnosi. È una risposta che naturalmente va articolata e approfondita. Innanzitutto, la gnosi non è una conoscenza qualsiasi: è conoscenza superiore, rivelata, di origine divina, iniziatica e segreta. Tutte le parole che ho usato sono di fondamentale importanza per capire che cosa è la gnosi degli gnostici. Ma prima ancora di spiegarle occorre precisare che la salvezza nello gnosticismo non si basa affatto sulla sola conoscenza, neanche su una conoscenza intesa come si è appena detto. Il percorso di salvezza, che è un percorso ascendente – dal basso e dalla materia, all’alto, al mondo divino e a Dio – si realizza anche e imprescindibilmente attraverso dei riti e delle cerimonie sacramentali. Purtroppo, non conosciamo praticamente nulla di questi riti gnostici, se non il loro significato generale, in quanto gli gnostici erano tenuti a osservare un rigoroso segreto su di essi. Si suppone che in certi casi essi fossero uno sviluppo e una elaborazione dei sacramenti del battesimo e dell’eucarestia.

La gnosi si realizza quindi in un processo di istruzione e di formazione, di rivelazione e acquisizione graduale di segreti, un processo iniziatico, a tappe e per gradi, che è segnato da riti successivi e progressivi ed è inserito in un contesto liturgico. I riti hanno una funzione sacramentale, in quanto mirano a favorire il processo di liberazione della parte spirituale dell’uomo dalla sua prigione corporea. Questo è peraltro uno schema generale che poi è diversamente declinato nei vari gruppi e correnti (non perdiamo mai di vista il fatto che lo gnosticismo è un fenomeno molto vasto, composito, articolato e diversificato al suo interno).

In primo luogo, la gnosi è dunque conoscenza legata a riti sacramentali e iniziatici e i riti sono legati alla conoscenza iniziatica.

In secondo luogo, in questo processo di ascesa la gnosi è il cammino e lo strumento – non esclusivo come si è appena detto – ma non è il fine ultimo: la meta è la partecipazione mistica al principio divino superiore; una unione col divino che va oltre la conoscenza razionale. Peraltro, questa formula – unione col divino – è molto generica e si può riscontrare in forme e gradi diversi nella storia della mistica. Non sappiamo bene come si esprimesse nelle varie correnti e comunità gnostiche.

In terzo luogo, il piano gnoseologico nello gnosticismo è strettamente connesso a quello ontologico, per cui l’ascesa dai gradi inferiori ai gradi superiori dell’Essere è essa stessa conoscenza. Si tratta di liberare le scintille divine decadute e imprigionate nei corpi e, come rileva Augusto Cosentino, questo “imprigionamento” è sia ontologico che gnoseologico, così come sia ontologico che gnoseologico è di conseguenza il processo di liberazione e di ascesa.

Poiché qui stiamo trattando dello gnosticismo in un confronto e in una comparazione con il cristianesimo – e anche in una certa misura con l’ebraismo – diciamo subito che se la gnosi fosse un percorso puramente umano per innalzarsi a Dio, essa non avrebbe niente a che fare con il cristianesimo e potrebbe semmai avvicinarsi ad altre forme e correnti di spiritualità. Ma è bene precisare che la gnosi è conoscenza rivelata, è un processo che non parte mai dal basso, dall’uomo, ma ha origine dall’alto, da Dio. E questo sia perché, come abbiamo appena detto, si tratta di liberare le scintille divine decadute e imprigionate nei corpi, sia perché questa liberazione comunque non la realizza l’uomo con le sue forze e capacità – neanche l’uomo superiore, lo gnostico appunto: nei miti gnostici è sempre Dio che invia un Salvatore (e qui dovremo affrontare in seguito il decisivo discorso del Cristo gnostico).

La gnosi è inoltre conoscenza iniziatica e segreta, riservata quindi solo ad alcuni, a pochi. Qui l’ontologia, la gnoseologia e la soteriologia si legano alla antropologia gnostica.

L’antropologia gnostica

A livello antropologico, lo gnosticismo riprende l’antica tradizione orfica sulla duplice natura dell’uomo (per l’orfismo gli uomini derivano sia da Dioniso, nel loro elemento positivo, sia dai Titani, in quello negativo) e la rende ancora più complessa. Il motivo fondamentale è la presenza, dopo la crisi cosmica, di una scintilla divina all’interno della materia, attraverso un processo che si genera dal mondo divino superiore all’insaputa del Demiurgo. L’uomo è quindi composto da materia e da spirito a cui si aggiunge spesso come elemento intermedio l’anima. La parte divina (la scintilla) si trova nascosta, prigioniera, sofferente e in esilio all’interno della materia, in una condizione di sonno, ignoranza, vedovanza, prostituzione. Nell’uomo, solo questa parte superiore è destinata a salvarsi, mentre il corpo è destinato a perire. Il dualismo corpo-anima è ripreso dalla tradizione greca e non da quella giudaica e semitica, ma come sappiamo sotto questo profilo sia il cristianesimo, sia lo stesso giudaismo conoscono proprio a partire dal II-III secolo un certo processo di “ellenizzazione”.

La scintilla divina e di conseguenza la salvezza riguardano però solo una parte degli uomini, quelli detti pneumatici o spirituali, i quali sono predestinati alla salvezza. All’estremo opposto, stanno gli ilici, o materiali, che sono invece destinati alla morte eterna. Intermedi sono gli psichici che possono salvarsi con una condotta virtuosa, ossia in base a opere buone e giuste. Nel sistema e nel mito dei Valentiniani – rinvio alla precedente lezione – il Demiurgo, creato da Sophia, l’ultima emanazione divina, crea sia gli ilici che gli psichici dalla sostanza decaduta di Sophia, la quale, però, gli ha nascosto la semenza spirituale, la sua parte divina incorrotta, che il Demiurgo senza saperlo infonde ad alcuni uomini. Ecco quindi la tripartizione dell’umanità.

Gli gnostici esprimono l’idea di questa tripartizione anche nelle speculazioni su Adamo, come prototipo dell’uomo, speculazioni che troviamo anche in Paolo – il primo e il secondo Adamo – e che avranno notevoli sviluppi nel Talmud e nella cabalistica. Nel libro Sull’origine del mondo – probabilmente da attribuire alla scuola di Valentino e che è stato trovato a Nag Hammadi nello stesso codice del Vangelo di Tommaso e del Vangelo di Filippo, si parla di un primo Adamo, l’Adamo di Luce, dotato di spirito (pneumatikòs), apparso il primo giorno; di un secondo Adamo, dotato di anima (psychikòs), apparso il sesto giorno; del terzo Adamo, che viene invece dalla terra (choikòs) e appare l’ottavo giorno.

Gli gnostici cristiani si ritengono una élite di pneumatici e considerano gli altri cristiani, i semplici cristiani, come “psichici”. Nello gnosticismo, quindi, la salvezza per Grazia, per elezione divina e predestinazione si associa singolarmente alla salvezza per opere – o meglio per opere, ma sulla base comunque di un elemento di predestinazione (gli psichici hanno un’anima e sono distinti fin dalla nascita dagli ilici, destinati alla perdizione). La prima forma di salvezza riguarda, come si è visto, i pneumatici, la seconda gli psichici.

Elezione e predestinazione

Nel confronto tra la gnosi e le religioni bibliche, l’ebraismo e il cristianesimo, il punto cruciale sta proprio in questo, più che nella dottrina della conoscenza: nel concetto di “elezione divina” e, di conseguenza, in quello di “predestinazione”. Credo non sia neanche necessario specificare e dimostrare che l’idea di elezione è assolutamente centrale nell’Antico Testamento, non solo riguardo a Israele rispetto agli altri popoli, rispetto alle “genti”, ma anche all’interno di Israele, ove Dio si riserva un “resto” destinato a salvarsi, mentre il giudizio incombe sul popolo infedele. L’idea di elezione si ritrova anche nel Nuovo Testamento, soprattutto nei libri che non a caso hanno avuto letture “gnostiche”, il Quarto Vangelo e le lettere di Paolo, o almeno alcuni passi di esse, ma si trova anche in certi loghia e in certe parabole del Gesù dei Sinottici. Tra le confessioni cristiane è poi noto che quella calvinista ha particolarmente enfatizzato e sviluppato il tema della elezione e della relativa predestinazione. Almeno sotto questo profilo e se la soteriologia gnostica non includesse una certa figura di Cristo, si potrebbe considerare il calvinismo come la corrente cristiana più vicina allo gnosticismo.

Ora, però, il problema è che quando Gesù dice che “molti sono i chiamati e pochi sono gli eletti” non intende indicare nella conoscenza o nella sua mancanza il discrimine fra gli uni e gli altri (e la differenza con coloro che non sono né chiamati, né eletti). Il segno distintivo del cristiano non è mai stato il possesso di una particolare conoscenza, ma consiste nella fede che porta a una certa prassi di vita. Non mi pare, tuttavia, che ciò segni un confine netto fra cristianesimo e gnosticismo, in quanto per quest’ultimo la vera conoscenza si accompagna anche, e ovviamente, alla fede e ad una certa prassi di vita e d’altra parte nel Nuovo Testamento, in Paolo soprattutto, la polemica è contro la falsa sapienza dei greci, ossia contro una sapienza che non parte dal presupposto della fede e non ha la fede come riferimento, ma spesso nel cristianesimo si è invocato Dio affinché donasse l’intellectum fidei, l’intelligenza della fede, si è desiderata ardentemente la conoscenza di Dio, si è concepito e intrapreso un itinerarium mentis in Deum. E ciò anche al di fuori della mistica in senso stretto. La prassi cristiana si fonda certamente sulla fede, ma la fede è tutt’altro che sganciata dalla conoscenza, è la fides quaerens intellectum di Anselmo, è unita alla conoscenza nel crede ut intelligas et intellige ut credas di Agostino. È vero, peraltro, che questa conoscenza di Dio non è solo quella del filosofo e del dotto teologo, non è solo quella di Agostino o Anselmo o Bonaventura, ma è aperta anche ai semplici e agli incolti, e tuttavia non siamo affatto sicuri che nelle comunità gnostiche vi fossero solo sapienti e persone di intelletto raffinato e di studi rigorosi come Valentino o Basilide e anzi tutto lascia credere il contrario. La gnosi era certamente un percorso per pochi, ma questi pochi erano sia colti che incolti, perché la gnosi non era conoscenza filosofica. Nei testi gnostici, Gesù tipicamente rivela solo ad alcuni dei suoi discepoli questa conoscenza segreta- di solito a Tommaso, Filippo, Giovanni e allo stesso Giuda Iscariota – ma questi discepoli non sono scelti in base al loro livello di istruzione o perché siano più intelligenti degli altri. L’elezione resta un atto gratuito e inesplicabile ed è quest’atto che fonda la superiorità degli uni sugli altri, superiorità che prima e senza di esso non vi sarebbe, che non deriva quindi da qualità intrinseche all’uomo.

Per capire che lo gnosticismo si allontana dal solco delle Sacre Scritture molto meno di quanto siamo abituati a pensare, sulla scia dei polemisti ed eresiologi cristiani dei primi secoli, si provi a rovesciare la prospettiva: invece di vedere negli eletti, nei “pneumatici” gnostici coloro che sono dotati di una conoscenza superiore, possiamo centrare l’attenzione sugli altri – gli “ilici” e, in parte, gli “psichici” – che sono coloro che difettano o mancano del tutto di conoscenza. Nell’Antico Testamento, è frequente il motivo dell’ottundimento che Dio opera in coloro che vuole perdere e ciò riguarda non solo i nemici di Israele – a cominciare dal Faraone – ma lo stesso Israele, ad eccezione del “resto”. La vocazione di Isaia, ad esempio, è veramente impressionante, per il mandato che il profeta riceve: «Ed egli disse: “Va’, e di’ a questo popolo: ‘Ascoltate, sì, ma senza capire; guardate, sì, ma senza discernere!’ Rendi insensibile il cuore di questo popolo, rendigli duri gli orecchi, e chiudigli gli occhi, in modo che non veda con i suoi occhi, non oda con i suoi orecchi, non intenda con il cuore, non si converta e non sia guarito!» (Isaia, 6, 9-10). E Gesù cita esplicitamente questo passo, rivolgendosi ai discepoli: «A voi è dato di conoscere il mistero del regno di Dio; ma a quelli che sono di fuori, tutto viene esposto in parabole, affinché: “Vedendo, vedano sì, ma non discernano; udendo, odano sì, ma non comprendano; affinché non si convertano, e i peccati non siano loro perdonati“» (Mc 4, 11-12)

Che la gnosi sia “segreta” ossia destinata a pochi, non è quindi motivo del tutto stridente con il cristianesimo e con l’ebraismo (certamente non con la mistica ebraica). Ciò che sembra segnare invece una vera differenza fra gnosticismo e cristianesimo è il fatto che questa conoscenza, segretamente ricevuta, lo gnostico debba anche impegnarsi a mantenerla segreta. In una dei più importanti scritti antignostici, dopo quelli di Ireneo, la Refutatio, attribuita al presbitero romano Ippolito, troviamo il testo di un giuramento diffuso tra gli gnostici:

«Ora il giuramento è questo: “Giuro per colui che sta al di sopra di tutte le cose, il Buono, di custodire questi misteri, e di non divulgarli a nessuno».

Il compito del cristiano pare invece precisamente quello opposto: annunciare il Vangelo di Cristo a tutte le genti. Naturalmente, gli gnostici non escludono la predicazione aperta e universale, ma questa è affare degli psichici.

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