Ieri mattina, 2 ottobre 2020, leggevo sul quotidiano “La Verità” di una sconcertante vicenda di censura capitata a Silvana de Mari. Aveva pubblicato su Facebook un articolo uscito su “Tempi” riguardante un rimedio a basso costo per il Covid 19 e le era stato per questo bloccato il profilo per 24 ore. La motivazione è che il suo post, ovvero l’articolo in questione, violava “gli standard della comunità in materia di disinformazione” e avrebbe potuto addirittura causare violenza fisica! La De Mari riferiva e citava i contenuti dell’articolo, ma naturalmente ho voluto leggerlo direttamente e, trovandolo non solo per nulla sconveniente, ma di estremo interesse, l’ho pubblicato a mia volta, per vedere il risultato. Tempo pochi minuti e anche il mio profilo è stato bloccato per 24 ore e con le stesse contestazioni mosse alla De Mari.
Ma che cosa si legge in questo pericolosissimo scritto? Si tratta, in realtà, di un’intervista al dr. Matteo Bertelli. Chiediamoci, innanzitutto, chi sia costui: un fanatico “terrapiattista”? Un complottista divulgatore di fake news? Non si direbbe: il dr. Bertelli è un medico genetista. Si è laureato con 110 e lode in Medicina all’Università di Brescia, si è specializzato in genetica medica, sempre con il massimo dei voti, ha conseguito un dottorato di ricerca in biotecnologie mediche presso l’Università di Siena, è Presidente della Magi Euregio, centro per la diagnosi e cura delle malattie rare, della Regione Trentino-Alto Adige, e direttore sanitario del laboratorio che si occupa della stessa materia e facente capo all’organizzazione di cui sopra.
Che venga bollata come “disinformazione” (addirittura capace di produrre violenza fisica!) un’intervista a un medico che ha il curriculum e le referenze di cui sopra è già piuttosto singolare, ma vediamo, in breve, che cosa ha più precisamente affermato il dottor Bertelli. Egli parla di uno spray antivirale, sperimentato da Ebtna-Lab, start-up italiana del Gruppo Magi con sede a San Felice del Benaco, nel Bresciano, e già pronto per la commercializzazione (sarà auspicabilmente in farmacia a giorni).
«Lo spray si chiama Endovirstop», chiarisce Bertelli «e agisce sia come prevenzione – e dunque è consigliato per chi ha un familiare malato, o per tutti coloro che sono esposti al contagio per questioni lavorative, ad esempio gli insegnanti – sia come bonifica della faringe, luogo in cui il virus si moltiplica nella prima fase di sviluppo. Non solo previene, quindi, ma nella fase iniziale aiuta a guarire».
Berselli precisa che lo spray ha componenti naturali e costa solo 3 euro. Quindi, racconta il travagliato percorso che ha portato alla sperimentazione e che dovrebbe portare anche a breve alla vendita del prodotto. L’Aifa ha bocciato per due volte la sperimentazione, con motivazioni “a dir poco opinabili”, dice Bertelli, ma dato che lo spray rientra anche nella categoria degli integratori, sui quali i Comitati etici locali hanno una competenza identica e concorrente a quella dell’Aifa, si è potuto procedere grazie all’ok del Comitato etico di Milano.
«Aggiungo che inizialmente un noto ospedale si era offerto per fare la sperimentazione, ma è stato poi chiamato da alcuni detrattori e ha fatto marcia indietro. Nell’incassare questo improvviso “no”, incontriamo l’ordinario di Ortognatodonzia all’Università di Milano, il professor Farronato, appunto, il quale si offre di seguire la sperimentazione come clinica universitaria. Meglio non poteva andare».
Che risultati hanno ottenuto le vostre sperimentazioni, chiede quindi l’intervistatore
«Abbiamo avuto ottime risposte scientifiche, e con esse anche diverse soddisfazioni umane con i nostri pazienti, molti dei quali, dopo due giorni di utilizzo dello spray, sono usciti dal pesante isolamento causato dalla positività, tornando finalmente alle loro normali attività. Ribadisco che il nostro prodotto si comporta come un composto preventivo, però naturale: se utilizzato prima, agisce come protezione e non fa ammalare; e per di più, se si è nella fase iniziale della malattia, potrebbe aiutare a guarire chi è positivo».
Quanto alla pubblicazione di questi risultati, Bertelli dichiara che il primo lavoro, quello svolto monitorando 30 persone, è stato già pubblicato e che, quello più grande, cioè le sperimentazioni fatte a Cipro e a Milano, lo pubblicheremo prestissimo.
Pertanto, non sembrano proprio sussistere gli estremi della “disinformazione” e della “fake-news” – per non parlare della istigazione alla violenza fisica! – tanto più che si tratterà di un prodotto naturale classificato come “integratore”: si teme forse che se non fosse efficace, a dispetto delle sperimentazioni suddette, potrebbe indurre delle persone a rinunciare ad altri e più “ortodossi” metodi di cura e di prevenzione (ad esempio, il vaccino)? Ma a questo punto, bisognerebbe bandire ogni integratore, ad esempio, gli integratori alimentari, e ricondurre a fake-news gli articoli che ne parlano, perché potrebbero indurre le persone a usarli come sostitutivi di una normale e sana alimentazione o di una terapia medica in caso di patologie!
O forse a “disturbare” sono le affermazioni sul vaccino che fa il dr. Bertelli nella medesima intervista, nella quale comunque precisa di essere tutt’altro che un “no-vax” («guardi, se c’è uno che si sottopone ai vaccini sono proprio io. Quando parto per fare volontariato nei paesi del terzo mondo – e succede spesso – mi sottopongo sempre almeno ai vaccini contro la tubercolosi e la salmonellosi»).
Che cosa dice, infatti, Bertelli del vaccino contro il Covid? Ha forse la “colpa” di tirare in ballo quel Robert Gallo, che nonostante le enormi benemerenze scientifiche, è stato recentemente attaccato e diffamato per certe sue affermazioni proprio sul Covid 19:
«Anch’io, come Robert Gallo, penso che a breve un vaccino possa anche non trovarsi. Le dirò di più. Viste le imprevedibili caratteristiche del virus, non è detto che si arrivi al vaccino neanche a medio-lungo termine. D’altronde non è quanto successo per il virus dell’Hiv scoperto dallo stesso professor Gallo? Anche per quel virus non si è trovato alcun vaccino».
Ora, al di là dell’incidente, ben poco penoso– una sospensione del profilo Facebook di 24 ore – e al di là anche della questione specifica – per quanto molto importante – si pongono, o meglio si ripropongono, alcune inquietanti domande sullo stato della libertà ai tempi del Covid (tempi che poi si inseriscono nell’epoca del politically correct).
Abbiamo accettato – subito, in alcuni casi come quello del sottoscritto, sposato e caldeggiato in molti altri casi – leggi, normative e regolamenti che colpiscono l’espressione di idee e la circolazione di notizie, o derubricandole a “fake-news” o condannandole come istigazione a commettere atti di violenza, di discriminazione, di razzismo. In pochi, e vanamente, abbiamo ricordato il principio basilare della moderna idea di tolleranza: le idee, anche quando sono eventualmente infondate o detestabili, si combattono sempre e solo con altre idee e non con la censura. In pochissimi, abbiamo ricordato le frasi di Kant (“Che cos’è l’Illuminismo”) secondo cui non c’è alcun motivo di limitare il “pubblico uso della ragione” e quindi il libero dibattito e confronto delle idee, che anzi andrebbe sempre incoraggiato. E, in modo apparentemente paradossale, sono proprio coloro che si dichiarano eredi di questa tradizione “illuministica” – i liberal, i “progressisti” – i più impegnati in questa guerra alle “fake-news” e alle idee che genererebbero odio, violenza e razzismo (ma, beninteso, solo a certe fake-news, ossia a quelle della parte ritenuta avversa all’”ortodossia”, al pensiero unico dominante: quante autentiche fake-news ci sono state propinate, anche e soprattutto sul Covid 19, da fonti ufficiali e accreditate, a cominciare dall’Oms, informazioni poi smentite e contraddette dalla stessa organizzazione?).
Naturalmente, tutti vorremmo che il pubblico dibattito fosse il più possibile “informato” (lungi da me il pensare che tutte le opinioni si equivalgano! Dico piuttosto che tutte hanno il diritto di essere espresse, che è cosa ben diversa) e che quindi non circolassero “fake-news”, e ancor più tutti vorremmo che nessuno sposasse idee detestabili e persino deliranti. Ciò che si contesta è il voler combattere queste false notizie e queste opinioni detestabili con la censura. Ciò che si teme, è che ad essere colpiti dalla censura non siano poi complottisti e terrapiattisti, nazisti e razzisti – o non solo e non principalmente loro – ma tutti coloro che esprimono un pensiero critico rispetto a quello “ortodosso” dominante, anche quando questo pensiero critico – e come potrebbe essere diversamente, del resto – è argomentato e documentato. Il minimo caso che ho riferito dimostra in modo inquietante ed esemplare quanto concreto sia questo rischio. Ed anche guardando al di fuori dei social, il coro unanime dei media, la loro rimozione o ridicolizzazione o demonizzazione di ogni opinione “anticonformista”, è un triste, avvilente spettacolo – quanto pure nel pensiero dominante vi fossero tutte le ragioni del mondo –uno spettacolo indegno di una società aperta e liberale.
In questa situazione, alcuni – la stessa De Mari – propongono come reazione l’abbandono dei social. Non condivido affatto questa soluzione, che lascerebbe il campo libero ai censori e omologherebbe definitivamente i social – divenuti ormai un imprescindibile strumento di pubblica opinione. Bisogna piuttosto aggirare, eludere la censura. E non è difficile farlo: basta ricordare che il censore è regolarmente e di norma molto stupido. Se non lo fosse, combatterebbe le idee con altre idee e non con i divieti.
Soprattutto, è necessario levare un grido di allarme sullo stato della libertà nel mondo attuale. Senza il timore di essere bollati come “negazionisti”, senza autocensure. Noi non diciamo “non ce n’è coviddi”, ci chiediamo piuttosto se non dovremo giungere a dire “non ce n’è libertà”, e ce lo domandiamo angosciati, perché la libertà ci sta a cuore almeno quanto sta a cuore la vita a tutti coloro che sono, più o meno comprensibilmente, terrorizzati dal contagio.